In ricordo di Padre Gian Battista Maffi, un vero maestro della comunicazione.

P. Gian Battista Maffi

Il 5 gennaio di quest’anno, un incendio ha devastato il deposito della Bibliotéque de Recherche dell’Institut des Belles Lettres Arabes (IBLA) di Tunisi, e in questo incendio ha perso la vita Gian Battista Maffi, Padre Bianco, direttore della Bibliotéque dal settembre del 2007.

Dopo il diploma di elettrotecnico era entrato nel seminario del Missionari d’Africa (i cosiddetti Padri Bianchi). Dopo un breve noviziato, per dieci anni era stato missionario in Mali, uno dei più poveri paesi dell’Africa, dove ha rischiato la pelle più d’una volta girando in lungo e in largo su un motorino carico di dinamite che gli veniva fornita dal governo per scavare pozzi artesiani. La sua grande passione per la missione lo portò a cercare l’approfondimento dello studio della ligua araba e del corano. Per altri dieci anni, al suo ritorno dal Mali, rimase al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica come responsabile della Biblioteca e professore di Islamistica. Accettando l’incarico a Tunisi non si risparmiò per la tutela del patrimonio librario della Bibliotéque. Più d’una volta mi era capitato di incontrarlo nel suo ufficio in compagnia di studenti, ricercatori e docenti dell’Università di Tunisi con i quali aveva stabilito un rapporto di dialogo esemplare. Tutti lo amavano e ne riconoscevano il grande valore culturale e umano.

Padre Gian Battista aveva un carisma speciale per la comunicazione. Riusciva in modo immediato a stabilire un “ponte” con chiunque si rivolgesse a lui per un consiglio, per una parola di conforto, o anche solo per uscire dalla solitudine. Sapeva amministrare questo suo carisma con grande generosità, ma anche con discrezione, lasciando al suo interlocutore tutto lo spazio per esprimersi e per manifestare il suo pensiero. Sapeva ascoltare con grande rispetto le ragioni di chi non la pensava come lui. L’unica cosa che non sopportava era la volgarità. Soprattutto quella rivestita di perbenismo, di ipocrisia, di finte buone maniere. Amante della buona cucina, gli piaceva stare ai fornelli, con grande soddisfazione dei commensali. Era un raffinato cultore del pensiero filosofico e della bellezza, un vero esteta.

Ma Gian Battista era per me molto più di tutto questo. Era un amico e un fratello che oggi mi manca terribilmente.

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